
Dopo quasi 400 anni, uno dei luoghi più incredibili
del Rinascimento italiano, lo Studiolo di Federico
di Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, viene
ricomposto grazie alla mostra “Lo Studiolo del Duca” allestita dal 12 marzo al
4 luglio presso la Galleria Nazionale delle Marche.
Il progetto espositivo, mai realizzato prima d’ora,
permette di restituire al pubblico lo studio nella sua veste originaria, precedente
cioè lo smembramento seicentesco dei dipinti, che completavano la decorazione
di questo microcosmo intellettuale con la raffigurazione dei cosiddetti “Uomini
illustri”: filosofi, poeti, scienziati, uomini di ingegno, dottori della
Chiesa del lontano passato o contemporanei, chiamati a raccolta dal Duca per
ispirarlo e guidarlo.
Lo studiolo d’Urbino rispondeva all’antica idea di
un ambiente adeguato a studio e riflessione, radunando immagini di sapienti –
con i quali instaurare un dialogo virtuale – e oggetti rari con cui nutrire lo
spirito.
Un luogo di piccole dimensioni, collocato nel cuore
dell’appartamento del Duca e adiacente agli spazi domestici, tra gli ambienti
destinati alle funzioni pubbliche e quelli deputati al sacro; composto da un continuum di tarsie lignee
di bottega fiorentina con raffigurati libri, strumenti musicali e scientifici,
armi e insegne, clessidre e personificazioni allegoriche che compaiono su
ripiani della finta panca e fanno capolino da finte ante socchiuse.
Un trionfo illusionistico coronato, tra rivestimento
ligneo e soffitto, dai ritratti di 28 Uomini
Illustri collocati in gruppi di quattro, su due piani:
Platone,
Aristotele,
San Gregorio,
San Girolamo,
Tolomeo,
Sant Ambrogio,
Agostino,
Cicerone,
Seneca,
Mosé,
Salomone,
Omero,
Virgilio,
San Tommaso d’Aquino,
Duns Scoto,

Vittorino da Feltre,
Pio II,
Bessarione,
Solone,
Bartolo,
Alberto,
Sisto IV,
Ippocrate,
Pietro d’Abano,
Dante,
Petrarca.
Oggi solo la metà dei ritratti è conservata nel
Palazzo divenuto sede della Galleria Nazionale delle Marche, mentre le restanti
quattordici tavole, giunte al Museo del Louvre nel 1863, non sono mai
tornate prima d’ora in Italia.

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